Venerdì 3 ottobre 2025 si è tenuta l'inaugurazione della mostra personale di Giulia Sbernini presso Il Capanno, un eclettico studio di grafica e allestimenti creativi situato in Strada Martinella a Vigatto, nella prima periferia sud di Parma creato da Manuel Roncoroni (Top Ars). L'esposizione celebra il percorso artistico di una ceramista e scultrice parmense che, dopo anni di formazione oltreoceano, è tornata a esprimere la sua arte nella sua terra natale.
Giulia Sbernini, nata e cresciuta a Parma nel 1981, ha intrapreso un lungo viaggio che l'ha portata a vivere in West Ireland (2003-2005), nel Nord della California (2005-2020) e nell'Ontario (2020). È proprio in California che, nel 2013, ha conosciuto la creta e ha iniziato a dedicarsi esclusivamente al suo studio, entrando nel mondo dell’argilla e della ceramica all’età di trent’anni. Il suo ritorno a casa, nel Nord dell’Italia, è avvenuto nel 2021, dopo 18 anni trascorsi all'estero.
L'apprendistato oltreoceano e la filosofia della forma
L'ingresso di Giulia nell'arte scultorea fu segnato da un momento rivelatore: durante un corso di arte, l'insegnante le presentò un pezzo d'argilla e una modella nuda, dicendo semplicemente: “Scolpite”. Sebbene non sapesse da dove iniziare, le sue mani si mossero istintivamente. Da quel momento, ha smesso di dedicarsi ad altre forme artistiche concentrandosi sull’argilla, affascinata dal modo in cui essa si lascia plasmare, dalla sua malleabilità di fronte agli errori, e dai "misteri e magie" che avvengono quando viene cotta e si trasforma in ceramica.
La scultura è stata il suo primo amore, anche se inizialmente vedeva la "pottery" (la lavorazione al tornio per oggetti funzionali) come un’espressione inferiore. Riconosce di essersi sbagliata e di essersi innamorata anche di questa tecnica, che oggi porta avanti in parallelo alla scultura, talvolta combinandole, come nel caso dei suoi vasi canopi.
La sua formazione è stata vasta e internazionale. Ha completato un apprendistato di sei anni, un vero e proprio "vecchio stile," con la scultrice e ceramista Deborah Bridges a Grass Valley, nella California del Nord. Per la lavorazione al tornio, ha imparato da maestri come Marco Tortarolo ad Albisola Marina, Chic Lots e Andrew Sellery a Grass Valley. Ha inoltre appreso l’antica arte di raccogliere le terre selvagge locali, pulirle e cuocerle in modi primitivi grazie al suo amico newyorkese Matthew Stillman, all’estimato maestro oxaqueno Lalo Martinez e al maestro Giuseppe Camogli, a cui è grata per aver condiviso il frutto di anni di studi. Le sue opere attuali, realizzate in Italia, sono per lo più in terracotta, pur utilizzando tecniche combinate come lastra, colombino e scavo da un blocco solido.
La padronanza della figura umana: sguardi che conversano
Le opere scultoree di Giulia Sbernini, come la serie “Osservatori” in argilla rossa, dimostrano una grande abilità e sensibilità nella creazione di figure. Le sculture figurative sono generalmente metà dimensione umana, prevalentemente busti o torsi senza testa, ai quali a volte incorpora elementi di legno e metallo.
Le sue figure non sono statiche; sono descritte come turbate e riflessive. La filosofia che guida queste creazioni è quella di guardare al mondo contemporaneo, cercando di "catturare l’attenzione" dello spettatore e lasciare un’impressione che richiami la severità delle circostanze attuali.
L’eccellenza della sua padronanza si manifesta nella particolare attenzione che l’artista riserva nel delineare l’espressione del viso e delle mani. Nelle finiture, l'artista sceglie di ridurre al minimo gli interventi per onorare la bellezza naturale del colore dell’argilla utilizzata.
Il Capanno: un polo di creatività e ricerca
La mostra di Sbernini si inserisce perfettamente nel progetto de Il Capanno, situato in una corte agricola caratterizzata da fabbricati in stile industriale, che conferiscono al luogo un grande charme. Storicamente impiegato nella lavorazione agricola (soprattutto del pomodoro) e poi in diversi usi commerciali, oggi Il Capanno si è trasformato in uno spazio speciale e visionario, ideato per supportare eventi culturali di varia natura che includono mostre d'arte, allestimenti fieristici e persino eventi enogastronomici attorno a un’antica fontana in pietra e una “cucina fucina” in ferro di recupero.
Questo luogo di “raccolte dimensioni”, che mantiene la sua immagine essenziale pur inserendo elementi architettonici e decorativi, si pone l'obiettivo di ospitare in modo creativo il panorama artistico contemporaneo. La costante ricerca di valorizzazione dell'arte e della creatività è dimostrata anche dal particolare format espositivo adottato, che ruota intorno al simbolico numero 7. Tale concetto impone agli artisti di definire la propria proposta concettuale in modo incisivo ma esaustivo attraverso una selezione attenta di 7 pezzi.